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§ 10 | Convinzioni limitanti e potenzianti: come si formano e influiscono sulle tue azioni

Fin da piccoli ci siamo creati una teoria su noi stessi e sul mondo che ci circonda, un modello che ci permette di affrontare la realtà in modo comodo ed efficace, e il più delle volte di affrontare la vita con il minimo sforzo e il massimo risultato. Questa teoria del mondo si struttura nelle nostre convinzioni, che una volta acquisite operano in modo automatico senza che ce ne rendiamo conto e ci spingono quotidianamente a compiere delle scelte o a comportarci in un certo modo.

Quando per strada incrociamo un animale a quattro zampe con la coda e che abbaia, indipendentemente dalla razza, lo classifichiamo come “cane”, e se al sostantivo “cane” gli attribuiamo l’aggettivo “pericoloso” ci terremo alla larga. Se invece nella nostra mente alla parola “cane” vengono associati gli aggettivi “affettuoso” e “innocuo”, la nostra reazione sarà completamente diversa.

Possiamo aver sviluppato le nostre convinzioni dall’esperienza diretta (per esempio se siamo stati morsi da un cane), dalla nostra educazione (per esempio se i nostri genitori fin da piccoli ci ripetevano di non avvicinarci a un cane perché ne avevano paura), oppure dalle credenze comuni (per esempio dando ascolto alle voci che ripetono di “non fidarsi mai dei cani”).

È chiaro che la convinzione “i cani sono pericolosi” non rappresenta la realtà, ma una generalizzazione, e ogni volta che utilizziamo una generalizzazione impoveriamo la realtà inserendola all’interno di uno schema che ne individua un possibile aspetto che spesso risulta vero solo in un determinato contesto. E così tutti i cani possono diventare pericolosi e imprevedibili solo perché Rocky, il pastore tedesco del mio amico, ha morso il suo vicino di casa. Ma il fatto che abbia morso il vicino non è un presupposto sufficiente per considerare tutti i cani pericolosi, e nemmeno Rocky stesso. Infatti se al momento dell’assalto il vicino di casa brandiva minaccioso un bastone perché il cane gli aveva scavato una buca nel prato, il comportamento difensivo di Rocky è presto giustificato. Questo esempio per sottolineare che le nostre convinzioni non sono una fotografia della realtà, ma un’immagine spesso distorta e impoverita. E siccome (come descritto nell’articolo Come controllare le proprie reazioni emotive ) non è la realtà a guidarci nella vita ma le convinzioni che continuamente la “filtrano”, è bene conoscerle ed eventualmente metterle in discussione.

Convinzioni limitanti e potenzianti

Convinzioni limitanti e potenzianti - Aforisma J f KennedyLe nostre convinzioni possono essere limitanti o potenzianti.

Le convinzioni limitanti pongono dei limiti al nostro agire, per esempio “Non si può ottenere tutto nella vita!”, “Non sono abbastanza portato per riuscirci!”, “Realizzare un sogno è solo questione di fortuna!”, “Non ce la posso fare!”. Spesso sono convinzioni che non abbiamo acquisito dall’esperienza ma che ci sono state trasmesse.

Le convinzioni potenzianti invece pongono l’accento sulle potenzialità, sull’opportunità e sul possibile. Per esempio “Ce la posso fare!”, “Ho le capacità per riuscirci!”, “Posso realizzare il mio sogno!”, “Troverò il modo di ottenere quello che desidero!”.

Come influiscono le convinzioni sulle nostre azioni

grafico circolo dell'apprendimentoEcco come influiscono le convinzioni sulle nostre azioni: tutti noi abbiamo delle risorse fisiche e mentali (chiamale pure attitudini, talenti, potenzialità) le quali ci permettono di svolgere delle attività (il mio coordinamento neuromuscolare mi permette di andare a giocare a pallone, le mie attitudini logico-matematiche di risolvere calcoli, le mie abilità linguistiche di esprimermi in un italiano corretto o scrivere un tema). A loro volta le attività in cui siamo impegnati producono dei risultati che possono essere positivi (per esempio, mi diverto a giocare a pallone e faccio gol) oppure negativi (i calcoli non mi portano e prendo 4); questi risultati formano e alimentano le nostre convinzioni positive (per esempio “Sono bravo a giocare a pallone!”) oppure negative (per esempio “Sono un somaro in matematica!”). Infine le nostre convinzioni – e qui viene il bello – non rimangono lì neutrali, ma influenzano su quante risorse metteremo in campo la volta successiva che ci troveremo a svolgere quell’attività.

Se possiedi una convinzione positiva e potenziante, metterai in campo più risorse e questo ti porterà a ottenere risultati migliori e a rafforzare ulteriormente la tua convinzione (“Sono davvero bravo a giocare a pallone!”) che ti porterà a tirare fuori ancora più risorse, ripetere l’attività, ottenere risultati migliori e così via. Si instaura quindi un circolo virtuoso dell’apprendimento che ti porterà a sviluppare le tue potenzialità.

Se possiedi invece una convinzione negativa e limitante invece, metterai in campo meno risorse, di conseguenza i risultati saranno peggiori, e questi risultati potenzieranno la tua convinzione limitante (“Sono davvero un somaro in matematica!) che ti porterà a investire ancora meno risorse ed evitare quell’attività confermando la tua convinzione negativa e via di seguito. Si instaura così il circolo vizioso del non apprendimento, e in quell’attività non diventerai mai bravo.

Ma attenzione!

Non è detto che tu non sia bravo perché non possiedi le potenzialità; è possibile che tu non lo sia semplicemente perché la tua convinzione limitante ha sabotato te stesso, negandoti la possibilità di tirare fuori le tue reali potenzialità!

Come dimostra uno studio della neuroscienziata Sara Bengtoss, le convinzioni intervengono direttamente sulla risposta fisiologica cerebrale: di fronte alle difficoltà di una prova cognitiva, si osserva un aumento dell’attività nella parte anteriore mediale della corteccia prefrontale (una regione deputata alla autoanalisi e alla concentrazione) solo in quegli studenti in cui, prima della prova, venivano indotte aspettative di successo (incoraggiati con parole come “bravo” “capace”); questo aumento di attività provoca nello studente sorpresa e conflitto: si rende conto di aver commesso un errore, prende nota, e cerca di migliorare, ottenendo risultati migliori. Viceversa questo aumento di attività cerebrale non si nota negli studenti indotti con aspettative di insuccesso (scoraggiati con parole “stupido”, “ignorante”): di fronte all’errore, il cervello non manifesta sorpresa: lo accetta e non invia alcun segnale per superarlo, ottenendo, di conseguenza, risultati peggiori alla prova cognitiva.

Le convinzioni quindi agiscono direttamente sulle nostre risorse cerebrali e di conseguenza possono rappresentare un propulsore o viceversa un ostacolo per la realizzazione dei propri sogni. Se possiedi convinzioni limitanti e negative su te stesso e sul mondo che ti circonda, ogni tentativo risulterà vano, non perché ti mancano delle risorse, ma perché sarai tu stesso, inconsciamente, che saboterai le tue reali possibilità. Per questo è così importante riconoscerle e sostituirle.

Nel prossimo articolo ti indicheremo come è possibile modificare le convinzioni limitanti attraverso un “lavoro” di consapevolezza e l’ipnosi.

Bene. Ora passiamo a te!

📌 Quali sono le convinzioni limitanti di cui ti vuoi sbarazzare?
📌 Come si sono create in te?

Scrivici la risposta. Siamo curiosi e ti risponderemo con piacere!

Se vuoi approfondire leggi anche...

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