Ognuno di noi, nel proprio lavoro e nella propria vita, incontra dei maestri che lasciano un segno indelebile.
Per me lo è stato Barrie Simmons, uno dei più grandi terapeuti che ho incontrato e con cui ho avuto la fortuna di formarmi. L’ho conosciuto negli ultimi anni della sua vita; la sua mole lo faceva sembrare al Buddha grasso, immagine suffragata da quel pozzo di saggezza professionale e di vita che esprimeva.
Formatosi direttamente con Frits Perls, il padre della psicoterapia della Gestalt, è stato lui a portarla in Italia all’inizio degli anni settanta, e osservarlo lavorare mi sembrava di essere in contatto direttamente con le radici di questo approccio psicoterapeutico, un po’ come se uno psicoanalista fosse in contatto con Freud.
Un giorno mi confrontai con lui su cosa rappresentava per me la psicoterapia. Utilizzai la metafora dell’artigiano. Con l’entusiasmo e l’energia del terapeuta alle prime armi dissi che aiutare una persona a cambiare era un lavoro artigianale, di costruzione creativa, unico e irripetibile, modellato ad hoc.
Barrie mi ascoltò in silenzio. Quando ebbi finito, scosse la testa.
– Io la penso in modo diverso, – disse. – Per me, la psicoterapia e il cambiamento personale è fondamentalmente un lavoro di distruzione. La prima cosa che fai con la persona è smantellare tutta la costruzione, ridurla in macerie. Questo perché siamo il prodotto dell’educazione, delle aspettative dei nostri genitori, delle altre figure educative e della società in genere, e spesso siamo lontano dal nostro vero sé. Una volta distrutta quella costruzione, allora sì che si comincia a ricostruire. Dalle macerie si scelgono tutti i mattoni buoni su cui vogliamo costruire la nostra personalità e si gettano via tutti gli altri, quelli in cui non ci riconosciamo, che non ci appartengono. Solo in questo modo possiamo costruire il vero sé.
Con l’esperienza ho compreso quanto le sue parole fossero vere, quanto il cambiamento personale necessiti anche di una fase di “distruzione” (anche se preferisco sostituire il termine “distruzione” con “liberazione”).
Cambiare infatti rappresenta un percorso di consapevolezza, di conoscenza di se stessi, di ricerca di strategie, e di coraggio. Non esiste un unico modo per farlo: è necessario conoscere cosa cambiare, su quale livello agire, quale strategie adottare, le modalità in cui il cambiamento si realizza. Insomma dobbiamo possedere diversi strumenti da mettere nella nostra cassetta degli attrezzi.
Partiamo dal primo.
Utilizzando l’ottimo modello dei livelli neurologici di Robert Dilts (ispirato a sua volta dai livelli di apprendimento del grande antropologo Gregory Bateson), possiamo individuare a quale livello possiamo e dobbiamo agire per ottenere il cambiamento desiderato. Eccoli:
- Ambiente. In alcuni casi per ottenere un cambiamento è sufficiente modificare l’ambiente o il contesto esterno. È la classica situazione del marito stanco della moglie che esce dicendo di andare a comprare le sigarette e non torna più o di chi, stanco del suo lavoro, si licenzia. Cambiando ambiente, il problema scompare.
- Comportamento. A volte per ottenere un cambiamento dobbiamo agire sul comportamento che alimenta il problema. Se ad esempio voglio dimagrire, dovrò modificare la dieta e introdurre un’attività fisica regolare, in altre parole cambiare i comportamenti “insani” e sostituirli con altri salutari.
- Capacità. In alcuni casi il problema sussiste perché non siamo dotati delle capacità necessarie per superarlo. Se ad esempio ho paura di parlare in pubblico nonostante non sia una persona emotiva, probabilmente dipende dalla mia inesperienza. In questo caso diventa risolutivo prepararsi al meglio e lavorare per acquisire le capacità necessarie e gli stratagemmi per rivolgersi ad una platea. Una volta acquisiti, la paura svanirà o si abbasserà ad un livello gestibile.
- Valori e convinzioni. Ad un livello più profondo, per ottenere un cambiamento è necessario agire sul livello delle convinzioni e dei valori che sostengono quell’aspetto che vogliamo modificare. Ad esempio qualcuno non riesce a smettere di fumare perché la convinzione profonda che alimenta la dipendenza lo porta a pensare che una volta smesso “perderà” qualcosa e sentirà la mancanza delle sigarette. In questo caso il cambiamento può avvenire solo nel momento in cui sostituisco la vecchia convinzione con una nuova e migliore, ad esempio che quando smetterò di fumare la mia vita sarà più ricca in molti aspetti: libertà dalla dipendenza, benefici sulla salute, ricchezza dei profumi, disponibilità economica maggiore, ecc. ecc. Le convinzioni e i valori sono in buona parte inconsci, è necessario quindi smascherarli per sostituirli con altri più salutari.
- Identità: In alcuni casi per ottenere un cambiamento è necessario lavorare ancora più in profondità sull’aspetto dell’identità perché il problema è cucito su noi stessi. Prendendo sempre l’esempio del fumatore, per chi ha iniziato a fumare durante l’adolescenza per sentirsi più sicuro e più forte agli occhi degli altri (quasi tutti!) la sigaretta è diventata parte di lui, radicata nella sua identità in quanto rappresenta un pilastro della sicurezza personale; se gliela togliete, a livello inconscio (anche se a torto) teme di perdere la sicurezza di sé. Per cambiare è necessario lavorare sull’aspetto della sicurezza in se stessi e renderla indipendente dal fumare.
- Visione: Robert Dilts definisce questo livello il sistema dei sistemi in cui si trovano le risposte sullo scopo e sul significato della propria esistenza. Rappresenta il livello del cambiamento “illuminato” che non significa necessariamente mistico, sia ben chiaro, ma di quel senso profondo della propria vita che modifica totalmente il nostro modo di essere in ogni ambito. Può essere il caso della persona dissoluta che trova il cambiamento convertendosi a un credo religioso o una filosofia di vita incentrati sull’aiuto al prossimo e a una esistenza morigerata.
Come avete intuito, i livelli si collocano su di un continuum esterno-interno e superficiale-profondo e seguono un livello gerarchico. Un cambiamento ad un livello in alto nella scala, a cascata, provoca un cambiamento ai livelli sottostanti.
Non avviene invece l’inverso, o perlomeno non in modo immediato. Posso voler dimagrire e agire sul livello dei comportamenti (dieta, attività fisica) ma se il cibo per me, inconsciamente, rappresenta un modo per riempire dei vuoti interiori e acquisire sicurezza, finché non lavoro al livello più profondo delle convinzioni, farò fatica a mantenere i propositi.
Questo spiega perché se un malessere è radicato al livello di identità, non serve chiudere baracca e burattini e trasferirsi in Tibet. L’infelicità ce la portiamo dietro e dopo un primo periodo positivo dovuto alla novità, quel malessere ricomparirà. Devo quindi lavorare a un livello profondo per eliminare tutti quegli ostacoli che mi impediscono di godere della vita, allora sì che mi sentirò davvero bene.
Esercizi e suggerimenti
Durata: 10 minuti.
Frequenza: quando capita, per ogni problema che desideri superare.
Obiettivo: individuare a quale livello di cambiamento devo agire.
Azione: quando ti trovi di fronte a un problema che vuoi cambiare prenditi del tempo per riflettere a quale livello si colloca la soluzione. Puoi porti le seguenti domande in sequenza (utilizza il diagramma sotto):
- Il problema dipende dall’ambiente o dal contesto? Se la risposta è no, passa alla domanda successiva. Se è sì, chiediti: in quale ambiente o contesto il problema sparirebbe? Come posso fare per raggiungerlo?
- Il problema dipende dai miei comportamenti? Se la risposta è no, passa alla domanda successiva. Se è sì, chiediti: quali comportamenti posso adottare per eliminare il problema? Come posso introdurli nella mia quotidianità?
- Il problema dipende dalla mancanza di capacità? Se la risposta è no, passa alla domanda successiva. Se è sì, chiediti: quali capacità devo acquisire per superare il problema? Come posso acquisirle?
- Il problema dipende dalle convinzioni o dai valori che lo alimentano? Se la risposta è no, passa alla domanda successiva. Se è sì, chiediti: quali convinzioni o valori alternativi devo crearmi per eliminare il problema? Come posso acquisirli e alimentarli?
- Il problema è radicato nella mia identità? Se la risposta è no, passa alla domanda successiva. Se è sì, chiediti: quale aspetto della mia identità devo cambiare? Quale nuovo aspetto migliore devo introdurre?
- Il problema dipende dalla mia visione del mondo? Se la risposta è no, ritorna alla domanda n.1 e rifai il percorso. Se è sì, chiediti: con quale visione del mondo e della mia vita (che si ritaglia perfettamente su di me) il mio problema scomparirebbe? Cosa posso fare per trovarla e abbracciarla?